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lunedì 1 dicembre 2014

“IO, VITTIMA DEI MASSONI” L’EX VESCOVO MICCICHE’ CONTRO TUTTI. DENUNCIA DI AVERE PAGATO PER LA SUA LOTTA AI POTERI FORTI E METTE SOTTO ACCUSA IL VATICANO


Riprendiamo da Social e pubblichiamo un nuovo articolo che riguarda Mons. Francesco Miccichè
  “IO, VITTIMA DEI MASSONI”
L’EX VESCOVO MICCICHE’ CONTRO TUTTI. DENUNCIA DI AVERE PAGATO PER LA SUA LOTTA AI POTERI FORTI E METTE SOTTO ACCUSA IL VATICANO

MICCICHE’ LANCIA LA SFIDA AL “VATICANO CORROTTO E COLLUSO”
DUE ANNI DOPO IL SUO ALLONTANAMENTO DALLA DIOCESI, IL VESCOVO EMERITO DI TRAPANI DENUNCIA UN COMPLOTTO. DICE  DI AVER PAGATO PER LA SUA LOTTA CONTRO MAFIA E MASSONERIA ED E’ PRONTO A DIMOSTRARLO  
di MAURIZIO MACALUSO
Nella sua ultima lettera di saluto alla diocesi di Trapani, dopo l’estromissione, aveva scritto:”Pago per avere denunciato la cultura mafiosa presente anche al nostro interno invitando ad un serio esame di coscienza? Pago per non aver fatto accordi con nessun politico in cambio di contributi ed elargizioni? Pago per essermi esposto dove la Chiesa non si era mai esposta?”. Oggi Monsignor Francesco Miccichè, Vescovo emerito di Trapani, sollevato dal servizio pastorale nel 2012 con un provvedimento che fece grande scalpore, dice di avere le prove. Ci sono voluti due anni. Ma quelli che all’inizio erano soltanto dei sospetti sono diventati delle certezze. Almeno per lui. Miccichè avrebbe pagato per la sua lotta contro mafia e Massoneria. Per il momento preferisce non parlare. Quello che aveva da dire l’ha scritto in un  memoriale, un documento di oltre cento pagine. Un vero e proprio atto di accusa contro una parte della Chiesa. Ma, sollecitato a fornire qualche chiarimento, ha accettato di uscire alo scoperto. Sono sempre disposto a confrontarmi con chi vuol dialogare nella ricerca della verità”. Quella che segue non è un’intervista, ma uno scambio di battute, durato diversi giorni. Monsignor Miccichè non ci rivela grandi segreti, ma prova a chiarire, a spiegare ciò che è effettivamente accaduto due anni fa. Sullo sfondo Trapani, con i suoi intrecci, i suoi patti inconfessabili, i suoi morti. Due anni fa, pochi giorni dopo il suo allontanamento dalla diocesi di Trapani, ad una mia domanda rispose: “ Non conosco le motivazioni. Ho ricevuto soltanto una letterina con cui mi si diceva che o davo le dimissioni o sarei stato rimosso”. Perché non ha parlato al momento del suo allontanamento? “Parlo solo ora perché solo ora sono venuto a conoscenza dei motivi ignobili che hanno determinato questo assurdo provvedimento. All’epoca ero stanco, sfiduciato e non volevo nuocere alla Chiesa. Ma dal momento che ho conosciuto le motivazioni e, soprattutto, leggendo le esternazioni che qualche mio confratello s’è permesso di fare a giornali a tiratura nazionale, sono stato in un certo senso tirato per i capelli e non intendo ulteriormente fare silenzio”. Perché ritiene questo provvedimento ingiusto? “Non ho ricevuto un decreto a firma del Santo Padre, per la mia rimozione da Vescovo di Trapani, ma solo una comunicazione di Sua Eccellenza Mons. Adriano Bernardini, Nunzio Apostolico in Italia. Non era stato così quando, nel dicembre 1988, ero stato nominato Vescovo ausiliare di Messina Lipari Santa Lucia del Mela. In quel caso la bolla di nomina riportava la firma di Papa Giovanni Paolo II. E non era stato così neanche quando nel 1998 ero stato nominato Vescovo di Trapani. Anche in questo caso la bolla di nomina recava la firma del Santo Padre”. Perché sottolinea questo dato? Ritiene  che la decisione di estrometterla sia stata presa da altri e non dal Papa? Ma, se così fosse, perché il Santo Padre non si sarebbe opposto? “Lei ben sa il clima pesante che c’era in quei mesi in Vaticano e la decisione che qualche mese dopo il Papa prese di dimettersi. Tiri le conseguenze”. Ho riletto con grande attenzione tutti i suoi interventi pubblici quand’era Vescovo di Trapani ed effettivamente Massoneria e mafia sono stati alcuni dei temi su cui lei si è più volte soffermato. Ma seppur forti, anzi fortissimi, nuovi, soprattutto per quegli anni, ad una prima lettura, non sembrerebbero tali da giustificare una ritorsione nei suoi confronti. Perché lei costituiva un pericolo per la Massoneria? “ Forse lei ricorderà che in occasione della presenza a Trapani di un certo padre Esposito, della Pia Società San Paolo di don Albertone, invitato dalla massoneria trapanese, assunsi una dura posizione. Questo religioso era stato esautorato dall’insegnamento alla Facoltà Teologica Lateranense in quanto simpatizzante della massoneria, a cui aveva dedicato un corposo volume, dal titolo “ Concordanza tra massoneria e Chiesa Cattolica”. Nel 1981 l’allora cardinale Joseph Ratzinger, all’epoca prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, aveva redatto un documento magisteriale, firmato da Papa Giovanni Paolo II nel quale si affermava che chiunque fa parte della Massoneria non può accostarsi ai sacramenti. Cercai quindi di oppormi con tutte le mie forze alla presenza a Trapani di padre Esposito. Ma il religioso, malgrado il suo superiore generale glielo avesse proibito, fece ugualmente la conferenza. E non si limitò a questo. A me, con tono di sfida, ebbe a dirmi, per telefono, che se non mi fossi iscritto alla Massoneria avrei fatto una brutta fine. Parole profetiche!”. E lei cosa fece? Segnalò i fatti ai suoi superiori? Mi attivai immediatamente. Ricorsi all’allora segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Tarcisio Bertone, il quale m’invitò a continuare sulla mia strada. Ed a conferma del suo sostegno, venne a Trapani per parlare dell’argomento con il clero della diocesi. Ma la notizia del mio dissapore arrivò nelle stanze di Piazza del Gesù e scatenò una dura reazione. Si scomodò il gran maestro in persona, Gustavo Raffi, che si precipitò a Trapani e, pubblicamente, ebbe a dire: ‹‹ O questo Vescovo tace o lo faremo tacere per sempre ››. Una minaccia che ha avuto il suo effetto? Un avvertimento e nulla di più? O una semplice battuta?” Sono accuse pesanti, gravi. Dopo l’estromissione, nella primavera di due anni fa, lei ha tentato in tutti i modi di aprire un canale con la Santa Sede, prima con Papa Benedetto XVI e poi con il Santo Padre Francesco. Alla fine dello scorso anno è riuscito ad incontrare brevemente il Pontefice. Cosa vi siete detti? Gli ho chiesto di poter raccontare la mia storia, di poter aprire a lui il mio animo ed il santo Padre mi ha pregato di rivolgere la richiesta al suo segretario particolare”. Monsignor Francesco Miccichè è stanco di attendere. Chiede, pretende, che sia fatta piena luce sulla sua vicenda e sugli intrecci interni al vaticano che ne hanno determinato l’allontanamento. Qualche giorno fa, su Facebook, attraverso il quale comunica con i fedeli e quanti gli sono rimasti vicini in questi anni di esilio, ha scritto:”La vita non finisce di stupirmi. Vedo paurosi e voltagabbana che crescono come zizzania ovunque, nella società e nella Chiesa. Vedo ipocrisia, mancanza di gratitudine, opportunismo anche in anime consacrate. Vedo un Vaticano corrotto, colluso con i malavitosi, arroccato nei propri interessi. Mi chiedo: ma c’è ancora fede, dignità, onestà nel mondo e nella Chiesa?”                                                                               

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