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lunedì 15 settembre 2014

E' sceso il sipario su "Spartiti per le Eolie". A Lipari tre grandi serata di musica

COMUNICATO

Spartiti per le Eolie: Da Bach a Brahms, da Ravel a Lipari.

Così titola la rassegna di incontri musicali che l’Associazione culturale “Euterpe”, con il patrocinio del Comune e del Rotary Club di Lipari, ha voluto offrire, per il secondo anno consecutivo, a turisti più stanziali, meno frettolosi e più attenti, a melomani residenti e ad amanti della cultura e dell’arte.
I tre avvenimenti sono stati tutti realizzati presso la chiesa dell’Addolorata al Castello, una piccola gemma che meriterebbe qualche modesto restauro (soprattutto agli stucchi dorati delle colonne presso l’altare maggiore). È raccolta, accogliente e preziosa e con un’acustica perfetta.
La rassegna, tutta dedicata al romanticismo, con uno slancio, in seconda serata, verso l’impressionismo di Ravel, dovendosi adattare ai luoghi, ha dovuto evitare le grandi e piccole formazioni orchestrali ed è stata incentrata su un programma, poco frequentato e non banale, di musica da camera, avvalendosi di cinque maestri di prima grandezza.
Un violino, una viola, un violoncello, un pianoforte.
Il 9 Settembre la prima serata:
La Sonata n. 1 op. 105 per violino e pianoforte di Robert Schuman (David Haroutunian al violino e Gérard-Marie Fallour al pianoforte), la Sonata n. 1 op. 120 di Brahms per viola e pianoforte (Giuseppe Russo Rossi alla viola e Fallour al piano) e il Quartetto n. 3 op. 60 di Brahms per i quattro strumenti (Haroutunian al violino, Russo alla viola, Dorel Fodoreanu al violoncello e Fallour al piano).
Poche parole sulla prima serata. Difficile Schuman, perché è difficile l’autore: “prende” con una certa difficoltà. Affascinante Brahms: la sua cantabilità, i suoi motivi, tratti spesso da musiche popolari e poi sviluppati in un polifonismo classico strabiliante, hanno toccato il cuore di tutti. Come ha impressionato lo straordinario affiatamento del quartetto, che non avrà avuto modo di provare molto, ma comunicava plasticamente con gli occhi, con gli sguardi, coi respiri. Nella vita comunicano in francese o in inglese, vista la variegata origine (Haroutunian è armeno, Russo è italiano, Fodoreanu è rumeno e Fallour è francese); sul palcoscenico comunicano col cuore, con la professionalità e con gli occhi.
La seconda serata, il 10 Settembre, ha visto all’opera Salvatore Gitto e ancora Fallour impegnati in un programma per pianoforte a quattro mani. Sono state eseguite: la Fantasia in fa minore D 940 di Schubert, e due composizioni di Ravel che ci hanno condotto al centro dell’impressionismo: Ma mere l’Oye e la Rhapsodie espagnole.
Venerdì, 12 settembre, la terza serata. Ritorno in pieno romanticismo con la “Schubertiade”. Con una piccola variazione di programma, rispetto a quanto comunicato nei programmi di sala, sono stati eseguiti: la Sonata Arpeggione D 821 per viola e pianoforte (Russo e Fallour), l’Allegretto in do minore D 915 per pianoforte (Fallour), la Fantasia D 940 in fa minore per pianoforte a quattro mani (Fallour e Gitto) ed è stata riproposta la sonata per violino e pianoforte di Schuman, come in prima serata.
Gli esecutori, tutti di livello internazionale e dotati di curricula prestigiosi con attività che spaziano prevalentemente in Europa (ma alcuni hanno frequentazioni continue con America e Giappone), hanno fornito ad un pubblico attento, silenzioso ed entusiasta performances di tutto rilievo, soprattutto in terza serata quando, malgrado i problemi di intonazione causati dall’eccessiva umidità, l’acquisita confidenza con l’ambiente (anche dal punto di vista acustico) e l’affiatamento con il pubblico ha sciolto tensioni e scaldato i cuori.
La palpabile emozione suscitata dalla naturale espressione di libertà creatrice, vera e propria poesia dell'immaginario che è la Fantasia di Schubert, la sua romanticissima malinconia in minore, mirabilmente interpretata da Fallour e Gitto, si è dissolta nel piglio e nel cipiglio, più energici rispetto alla prima serata, di un Haroutunian particolarmente in vena e nell’entusiasmo dei bis richiesti e ottenuti.
Alto livello, dunque, che fa ben sperare. Per Lipari e per le Eolie: che tornino ad essere quella culla di cultura “alta” che ha portato qui i grandi viaggiatori dell’ottocento e successivamente Celibidache e Sinopoli.

È quanto si augura l’associazione Euterpe che ama le Eolie, si impegna per chi le ama e spera di allargare la cerchia dei soci per perseguire questi obiettivi con impegno e con maggiore disponibilità di mezzi, idee e associati.

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